La gente che vince il fango

Di dott. Stefano Carletti, psicologo e coach aziendale - pubblicato il 01/08/2023

La gente che vince il fango

Di dott. Stefano Carletti, psicologo e coach aziendale - pubblicato il 01/08/2023

Di dott. Stefano Carletti, psicologo e coach aziendale
pubblicato il 01/08/2023

La natura ci mette inesorabilmente davanti alla nostra impotenza, così è stato per il terremoto, per il Covid, e per l’alluvione. È come guidare nella nebbia, ma sei certo che esiste la strada.

I numeri dell’alluvione: 15 le vittime, migliaia gli sfollati, circa 30 mila, ed era difficile dare un numero dei dispersi. Sono finite sott’acqua Faenza, Cesena, Forlì e molti altri grandi centri abitati. Si contano 280 frane e oltre 400 strade bloccate.

Si conteranno oltre 3.000 interventi dei carabinieri. Al 112 arriveranno oltre 7.000 richieste di aiuto. Semplicemente apocalittico. Dopo due giorni di lavoro nel fango di tante persone, la televisione ci consegna immagini, riguardanti il colore, proprio il colore del fango.

Ma sopra il fango c’è una marea di giovani e meno giovani, tutti armati di pale, ed è questa gente che vince il fango. Non vince rispetto al lavoro, perché la fatica sembra non aver mai fine. Vince rispetto all’amore, l’amore per la propria terra, l’amore per la propria gente, e riscopri il valore di un popolo.

Sopra la paura del fango ci sono tantissimi gesti di dedizione e cura.

E ci sono segni. Alcune edicole mariane sparse nella campagna romagnola hanno retto in mezzo alla distruzione più totale, ad esempio ci sono vigne rovesciate insieme ai pali di cemento che le reggevano. C’è una disponibilità ad accogliere la certezza che qualcosa di più grande di noi operi nel mondo.

La natura ci mette inesorabilmente davanti alla nostra impotenza, così è stato per il terremoto, con il Covid, ed è così per l’alluvione. È come guidare nella nebbia, tutto è offuscato, ma sei certo che esiste la strada. Così è in questi momenti di prova, ti affidi a dei segni, pur piccoli, e ritrovi la speranza, che non risiede negli oggetti che oramai sono persi, ma nella gente che è al tuo fianco.

Rabbia e dolore restano, ma negli occhi del tuo vicino ritrovi quel desiderio di bene che non conosce ostacoli, e così, la nostra umanità diventa un mezzo per ritrovare la luce, come citava McCarty in un suo romanzo: "la bontà divina appare in posti strani. Tieni gli occhi aperti".