Redazione

Un trenino con la scritta Reggio

Di Redazione - pubblicato il 10/12/2022

Un trenino con la scritta Reggio

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Di Redazione - pubblicato il 10/12/2022

Di Redazione
pubblicato il 10/12/2022

“Stavamo decidendo di andarcene e nostro figlio giocava con un trenino rosso con la bandiera italiana e la scritta Reggio. Ci è sembrato un segno”. Maximiliano è un abile analista programmatore. La sua è la storia di un emigrante di ritorno.

“Stavamo decidendo di andarcene e nostro figlio giocava con un trenino rosso con la bandiera italiana e la scritta Reggio. Ci è sembrato un segno”. Maximiliano è un abile analista programmatore, con tanto studio e tanta esperienza alle spalle.

La sua è la storia di un emigrante di ritorno: nel secolo scorso, il nonno aveva lasciato Udine in cerca di fortuna in Argentina; lui quel viaggio lo ha fatto a ritroso, con la moglie e i due figli di 3 e 6 anni, in cerca di speranza e di futuro.

Destinazione: Reggio Emilia, dove non aveva conoscenze né reti di protezione, indirizzato soltanto dalla fede in quel segno.

È una persona tenace, Maximiliano: in Argentina inizia a lavorare a 14 anni per mantenersi agli studi, come tanti nel suo paese, terra meravigliosa, nella morsa di una crisi economica che parte da lontano e sembra non finire mai. “Mio padre mi diceva che un tetto e un posto a tavola per me ci sarebbe sempre stato, ma per il resto dovevo provvedere da solo”.

Così Maximiliano si ingegna e fa di tutto: l’aiutante in una panetteria, il commesso in un negozio di giochi, l’assicuratore. Finisce gli studi superiori e si iscrive alla facoltà di Informatica. La sfida è complessa: l’università è lontana da casa, le giornate se ne vanno tra lezioni, viaggi e lavoro. Non resta che studiare di notte, ma Maximiliano non demorde: “nelle difficoltà” dice “non basta essere intelligenti, bisogna essere persistenti”.

Si laurea e alterna il lavoro all’insegnamento, continuando a studiare per specializzarsi nei nuovi linguaggi di programmazione. Grazie alla padronanza della lingua inglese, collabora da remoto con gli USA, il Canada e vari paesi dell’Europa.

Ma la situazione in Argentina è drammatica e, con la bancarotta che aleggia, subentra lo spettro della disoccupazione. La sensazione è quella di salire e scendere sempre dalla stessa rampa di scale, senza andare da nessuna parte.

“Dovevo fare qualcosa, non tanto per me ma per i miei bambini” racconta con voce spezzata. Seguendo la traiettoria indicata da un trenino rosso, a settembre arriva a Reggio Emilia e nel giro di un mese, durante il quale fa lavoretti e corsi intensivi di italiano, entra nel team di Side Soft.

Con il contratto in tasca, può prendere in affitto un appartamento. “I bambini vanno a scuola vicino a casa e già parlano italiano: è tutto incredibile quello che sta succedendo. Ringrazio di cuore Roberto e tutta Side Soft per l’accoglienza”.

Sei il benvenuto, Maximiliano.